Ibidoncini della plastica e della carta pieni da giorni, tanto che i residenti sono costretti a lasciare buste, imballaggi e cartoni in terra. Nessuno, “da almeno tre settimane” – denunciano i cittadini, passa a svuotarli e ritirare il pattume: così le strade di Villa Spada, periferia del Municipio III, si sono trasformate in una vera e propria discarica a cielo aperto. Montagne di sacchetti della spazzatura ai lati delle vie, appesi alle ringhiere di case e palazzine: un muro talmente alto che per qualcuno ormai è diventato impossibile anche ritirare la posta con le cassette irraggiungibili se non calpestando cumuli di immondizia.
“La situazione è questa da circa un mese. Ci sentiamo tagliati completamente fuori dalla raccolta porta a porta se non fosse che almeno l’organico viene puntualmente ritirato” – racconta a RomaToday un residente di Villa Spada. Restano a terra carta, plastica e anche indifferenziata: “Le cataste di rifiuti sono diventate montagne, la situazione è insostenibile. I sacchetti dell’indifferenziata iniziano ad emanare odori nauseabondi, attirano randagi e ratti. Non si può lasciare un quartiere in queste condizioni”.
Una situazione paradossale per la borgata, che più di tutte, per otto lunghi anni ha subito i miasmi dell’impianto di trattamento meccanico biologico di Ama: il sito utilizzato per separare la frazione secca, ad elevato potere calorifico, dei rifiuti indifferenziati da quella umida. Fino all’incendio (dicembre 2018) che lo ha distrutto e reso completamente inutilizzabile ha trattato 750 tonnellate di rifiuti al giorno. Ora il quartiere che ne ha sopportato odori nauseabondi, fetore forte e continuo, si ritrova sommerso dall’immondizia: “Qualcuno ci aiuti – dicono da Villa Spada – le nostre strade si sono trasformate in una discarica a cielo aperto”.